Bad news: nessuna sentenza, nessuna abolizione. Nessun principio di illegittimità nella riscossione tributaria o nel merito fiscale della riscossione. Molti siti la riportano ancora impunemente. Onore (e invidia) a chi (ecco il link) ha incrementato le proprie visite con pochi sforzi.
Fin qui nulla di nuovo, ma lo spunto è questo: se milioni di persone possono ingoiare una informazione simile perché passata dai canali dei social media tra un panettone e uno spumante e tanti auguri di buone feste, senza andare oltre il titolo, ma anzi, condividendola in massa, cosa altro è possibile fare ad una massa distratta e informaticamente poco furba?
Il Canone Rai resta e rimane una tassa di possesso di un apparecchio in grado di ricevere trasmissioni, stabilita con Regio Decreto legge n°246 del 1938, anno in cui il monopolio non era certo messo in discussione, visto che le trasmissioni e le infrastrutture erano solo statali.
Fino a poco tempo fa molti cittadini hanno difeso nostalgicamente il pagamento del canone. Era la garanzia di serietà e di continuità di un servizio che non volevano completamente asservito al mercato, e che aveva insegnato l'italiano agli Italiani.
Poi arrivò la TV privata, l'Auditel, il monopolio dei privati, la tv on demand, il calcio tutta la settimana, i reality, l'appiattimento dei programmi, internet, la crisi, i populisti, i complottasti i chemmenefregaammè.
Chissà se la buonanima di mio nonno lo pagherebbe ancora
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